Devo dire una cosa che potrà dispiacere a molti. Ma, nonostante questo, devo dirla. Il tatuaggio non è una cosa buona. Di più: il tatuaggio non solo non è una cosa buona (né innocente) ma è una cosa cattiva. Il tatuaggio è un male. E’ una “via” verso il male.

Qui un non credente già non mi sente più –per non dire di un satanista che, invece, ben conosce il significato satanico- e pazienza: il Signore ci penserà attraverso altre strade per farglielo capire.
Il problema è quel credente (maschio, femmina, giovane, giovanissimo, mamma-nonna di 40 o addirittura 50 anni fiera dei suoi “tattoo”) che invece ritiene che “non c’è niente di male”.
No, mettetevi bene in testa che ogni sacerdote di satana ha l’obbligo di tatuarsi. Obbligo, non libera scelta. Questo per capire il significato profondo del tatuarsi la pelle.
Quindi caro amico che hai sulla pelle uno o addirittura più tatuaggi, cara amica che ti sei incisa sulla pelle un “innocente disegnino”, cari amici che d’estate fate “sfoggio” pure in chiesa dei vostri tatuaggi vi invito a riflettere. Non solo date cattivo esempio ma soprattutto vi state ostinando nell’autoassolvervi.
Ed anche queste povere parole scritte da un indegno peccatore vi stanno indisponendo: quale segno più certo dell’origine diabolica del vostro tatuarvi? E quale segno più grande del vostro smodato attaccamento ad essi (idolatria? Superbia? O ancora peggio un subconscio legame con quel tatuaggio che vi forato la pelle?) del vostro infuriarvi per queste parole?
“pensa ai tuoi peccati!” oppure “chissà quante ne combini pur non avendo un tatuaggio!”: queste non sono risposte. Queste sono accuse risibili. Questo è non rispondere al vero problema.
La Vergine Maria vi doni la Grazia di comprendere la gravita di quel tatuaggio (o magari più di uno) che vi ha indelebilmente sfigurato la pelle del vostro corpo ma soprattutto vi ha “consacrato” a colui che odia il bene.
Rivolgetevi ad un santo sacerdote e, vi prego: non cercate su google “cosa dice la Chiesa sui tatuaggi?” perché rischiereste di trovare la assurda risposta data ad un giovane seminarista ucraino –tale Yulian Vendzilovych, un bel giovane veramente: bello dentro e fuori- che chiese appunto in un importante contesto ecclesiale (l’ultimo Sinodo “sui giovani”) una risposta sul tatuaggio.
Cari amici: la risposta fu vaga, ambigua, contraddittoria, fumosa. Insomma in piena linea con quanto sta avvenendo –per divina permissione, è chiaro- negli ambienti ecclesiali: dai pretini carrieristi di Curia ai piani più alti. Ecco: questo blogger vi sta dicendo che quel tatuaggio /quei tatuaggi che deturpano il vostro corpo sono una cosa di cui vergognarvi e di cui dovreste, al più presto, parlare con un santo Sacerdote. Ma che sia davvero santo: sennò vi risponderà in modo ambiguo –come è successo al giovane ucraino Yulian Vendzilovych bello come il sole- e magari vi confermerete nella errata e testarda convinzione che “vabbè, in fondo non c’è nulla di male”.