Il titolo di questo "articolo", come talora accade, promette molto più di quanto in effetti vi sia e crea nel lettore molte aspettative che poi vengono deluse. Mi dispiace per costoro! Ma è la verità: ordinando le mie cose è saltato fuori un libro ma più ancora del libro è saltata fuori una dedica ed un automatico ricordo.
Erano i primi anni del nuovo secolo e Andrea Tornielli scriveva per "il Giornale". Contestualmente curava, sul sito web di quel quotidiano, uno spazio denominato "Sacri Palazzi" (erano sorti i primi "blog" all'inizio del nuovo secolo. La mia attività in rete nasce proprio in quegli anni) che era aperto ai commenti dei lettori.
Fra i tanti commentatori - tra loro e col Tornielli- era spontaneamente nato un legame virtuale. Ci si "conosceva" e anche se alcuni usavano degli pseudonimi eravamo in grado di individuarci. E niente, mi fermo: mi sono accorto di esser partito con i miei logorroici discorsi e questo non va bene. Mo’ narro il fatto e basta.
Il fatto è questo: Tornielli era stato invitato ad un Incontro/Convegno in un comune del beneventano. Era il marzo del 2011 ed il giornalista chioggiotto aveva pubblicato qualcosa per i 150 anni dell'Unità d'Italia (una cosa fortemente voluta dalla fecale massoneria e da essa attuata anche in chiave anti ecclesiale). Non chiedetemi il contenuto del libro (che non vorrei definire "istant book" ma l'impressioni, di allora e di oggi, fu quella) perchè non lo lessi: iniziai a farlo (me ne accorgo oggi ma i miei diligenti appunti a matita et sottolineature da bravo studente quale sono sempre stato: e a scuola e poi durante gli studi universitari) ma poi mollai il libro che in questi decenni si è impolverato nel senso letterale della parola.
Mi comunicò di questo convegno (dettaglio forse inutile: scrisse "Bari" per indicare la provincia del paese dove si teneva l'evento ma in realtà era "Benevento". Una svista, ci può stare) ed io presi la cara vecchia Polo bordeaux e mi recai nel Sannio. Qui potrei narrare mille cosucce piccole e grandi ma non lo faccio per diverse ragioni.
E niente, debbo concludere queste note : se sarà il caso tornerò sull’argomento in un successivo momento.
Stamane, dicevo, in queste improvvisate “pulizie di Pasqua” (in realtà certe mie stanze sono perennemente in restauro, un po’ come diceva Eco delle biblioteche pubbliche) è sbucato fuori questo volumetto. Ed ho notato – me ne ero pure scordato, giuro- che l’autore mi fece il grandissimo onore et privilegio di scrivermi una dedica: sai che fortuna!
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Ed eccolo qui lo scatto, fatto col telefonino, che riproduce la dedica autografa di colui che nel frattempo era divenuto, oltre che più canuto, anche un pezzo grosso del vaticano bergogliano. E lo è tuttora, non sappiamo fin quando.
Ora il libro, ripulito, sfogliato, riposto dove merita, tornerà silente. Continuerà il silenzioso dialogo con gli altri libri (ancora una citazione di Eco) e niente: l’articolo finisce qui. E allora tanto vale star qui, attendere, e guardare la collina. È così bella. Tanto l'aria s'adda cagna'.