Il futuro vede una brusca frenata delle vendite di tablet (fonte IDG, dati già in trend confermato) a favore di smartphone con schermi piuttosto grandi e in grado di trasformarsi in postazioni di mobile computing.
Uno scenario in atto che, attualmente, disconferma le politiche commerciali dei player leader del mercato, soprattutto di coloro che tendono ad abbracciare le proprie profezie come l'unica realtà, frutto di una visione mistica o un superpotere Marvel like.
Apple in prima battuta, con il suo iPhone che, da un lato, stenta ad aggiornare le dimensioni del display per non entrare in concorrenza diretta con la linea iPad, il quale segue la tendenza del mercato verso formati più portabili, rimpicciolendosi quel tanto che basta per non ricadere nella categoria degli smartphone e svelare la sua contraddizione interna. Tutto questo, un giorno non tanto lontano, dovrà risolversi con l'abbandono in Apple di una delle due fette di mercato, per concentrare energie su un'unica device.
Quella device che a ben guardare stiamo pian piano identificando tutti noi come la vera necessità personale. Ci stiamo infatti chiedendo per quale motivo dovremmo ancora investire tanto denaro per possedere tante device da coordinare. Uno smartphone, un tablet, un notebook e un desktop computer che devono fare essenzialmente le stesse cose, allinersi a vicenda almeno una volta al giorno. E quando gran parte delle differenze riguarda esclusivamente il modo in cui diversi display possono mostrare le stesse informazioni.
Cambiare device alla fine della fiera dovrebbe ridursi al cambio di display a seconda di dove ci si trovi ad operare. A casa, al lavoro, in luoghi pubblici, quel che dovrebbe rimane logicamente e fisicamente attaccato ad ogni user dovrebbe essere un solo mobile computer dotato di uno schermo da 5" in mano o forse di 2" al polso. Questi, in prospettiva tenderanno anch'essi a trasformarsi in altrettante alternative di display connesse ad unità di computing integrate nel corpo della persona sotto forma di capsula neuronale.
La vera visione del mobile computing è infatti trovare le soluzioni per sfruttare un bio processore già disponibile, piuttosto che imitarlo con le nano tecnologie a base silicio. Il miglior costrutto computazionale, in grado di autoalimentarsi esiste già. E i display di cui sopra dovrebbero accendersi per induzione di energia bio-corporale, non per merito di arcaiche prese elettriche. Questo è il cammino corretto. Non ricreare inutilmente quel cha già esiste. E già funziona.
Paolo Artoni